Quando sabato pomeriggio è arrivata la telefonata di Marian che ci invitava ad uscire con loro il giorno seguente, abbiamo considerato decisamente interessante l’idea di visitare una vera grotta, Sa Rutta ‘e Su Crabargiu e di fare la nostra prima vera esperienza spelologica. L’alternativa era una escursione con calate in corda nella gola fossile di Gorroppeddu de Ghirovai, praticamente a meno di un km in linea d’aria che, con il vento forte di maestrale che soffiava già da due giorni poteva rivelarsi poco piacevole.
Sebbene io e Sara ci siamo già addentrati in una cavità carsica, non consideriamo ciò che abbiamo fatto finora una vera esperienze speleo, infatti la voragine di Tiscali è piuttosto turistica e la Grotta Donini richiede una progressione del tutto analoga a quella di una forra aperta, se si esclude l’ingresso a pozzo e il dover usare le lampade frontali.
Sa Rutta ‘e Su Crabargiu invece, è una grotta vera.
La nostra escursione è partita dalla piccola casetta dell’Oasi Faunistica di Sa Portiscra vicina all’Area archeologica di Or Murales, questa grotta (qui la scheda del catasto speleologico regionale), presenta anche un interesse archeologico, essendo stata abitata almeno per il primissimo tratto da popolazioni che hanno lasciato numerosi reperti, in particolare vasellame in terracotta.
Di queste antiche tracce non rimane molto e ovviamente i reperti più interessanti sono stati già messi al sicuro, ma è comunque la testimonianza, insieme ai resti del villaggio nuragico poco sopra, che questa zona è stata abitata per migliaia di anni.
Dall’area faunistica forestale l’avvicinamento dura circa mezz’ora lungo un sentiero piuttosto ripido che ci porta all’ingresso, da questo punto in poi per noi è diventato tutto un po’ complicato.
L’esperienza della progressione in grotta in effetti ci mancava: muoversi attraverso spazi angusti spesso scivolosi e la fatica di dover fare movimenti del tutto diversi dall’ordinario mette a dura prova chi non è abituato.
Personalmente in poche centinaia di metri ho dovuto applicare tutto un repertorio dimenticato di tecniche alpinistiche che non utilizzavo da anni, spinte, trazioni, passaggi in opposizione, tecniche di camino e bloccaggi in fessura, con la difficoltà che i movimenti sono sempre o quasi, costretti dalla presenza di qualche spuntone di roccia, qualche concrezione appuntita, insomma per uno alle prime armi come me, la grotta non è stata facile.
I nostri amici dello Speleo Club Oristanese però, non ci avrebbero portato a vedere una grotta fatta solo di sudore tra passaggi angusti e infatti anche questa cavità racchiude delle meraviglie che valgono bene la fatica che si impiega per raggiungerle.
Dopo una lunghissima (per noi) progressione in frana siamo così giunti alla prima grande sala di questa grotta, che chiamano la Sala dell’Obelisco in quanto al centro è presente un imponente stalagmite che assomoglia in maniera curiosa ai betili di Macomer una sorta di cono cicciotto, al centro di una distesa di sabbia finissima.
Dopo aver fatto una breve pausa per uno snack, e qualche minuto di oscurità e silenzio totale spengendo le lampade frontali, abbiamo fatto qualche scatto per riportare a casa il ricordo di questo posto davvero stupendo.
E così piano piano a ritroso, abbiamo ripercorso la frana lungo la via indicata da piccoli catarinfrangenti collocati sulle pareti. All’andata erano gialli e invece al ritorno, cioè verso l’uscita sono rossi. Questa soluzione permette una grande sicurezza nel percorrere le grotte e consente un notevole risparmio di tempo ed energie dal momento che spesso si aprono rami secondari e quindi potrebbe accadere di perdersi.
Durante il ritorno abbiamo avuto modo di osservare e anche tentato di fotografare qualche concrezione e altre formazioni veramente molto belle e delicatisisme.
Non era stato comodo l’ingresso e l’uscita lo è ancor meno, Sara ha tentato(con successo) di uscire da uno strettissimo passaggio che sembrava davvero impossibile, io invece ho ripercorso in arrampicata la calata iniziale, con non poca fatica vista l’esiguità dello spazio a disposizione e rimediando un bel po’ di lividi.
Dopo circa 45′ di sentiero in salita ci siamo concessi uno spuntino, alla casermetta in compagnia di Marco l’addetto dell’Ente Foreste che a turno con altri colleghi mantiene in ordine questo posto molto bello.
Ci siamo divertiti moltissimo, e naturalmente un immenso grazie a Marian, Renato e Cristina che ci hanno portato dentro fantastica grotta e complimenti a Niccolò che alla sua prima uscita in grotta è stato bravissimo.
Per raggiungere Su Crabargiu potete scaricare la nostra traccia da Wikiloc. Attenzione però, il Comune di Urzulei ha da poco regolamentato l’accesso ad alcune grotte nel suo territorio. Informatevi bene prima.