Quanto vale un buono scarpone da trekking?
Molto, moltissimo secondo me.
Chi come noi macina chilometri a piedi su sentieri impervi e in ogni condizione meteo sa che è fondamentale poter contare su una scarpa robusta e affidabile.
E che sia comoda.
Ho sempre preferito scarpe da trekking leggere, con la tomaia in cordura e qualche inserto in pelle. Scarpe con l’interno in Gore-Tex™, inserti ammortizzanti e quasi sempre con la suola Vibram®.
Tutto questo finché non mi sono dovuto confrontare sul serio con i calcari affilati del Supramonte di Orgosolo e di Baunei o con i ruvidi graniti della Gallura.
Il vero problema del calcare non appena si lascia un sentiero è che l’erosione trasforma la roccia in una distesa di lame affilate che distruggono ogni tipo di scarpa e che impongono movimenti imprevedibili al piede durante la progressione, mentre il granito eroso dal vento sembra una grattugia che mangia le suole.
Sul calcare bagnato invece le suole normali sono inservibili perché diventa estremamente scivoloso ed il rischio di farmi male è molto elevato. Una soluzione sarebbe quella di impiegare suole con mescole molto particolari come per esempio quelle che usiamo nel torrentismo, che però sono troppo delicate per poter essere usate nel trekking, di conseguenza sul calcare bagnato non si esce se non è indispensabile.
Quindi dopo aver letteralmente disintegrato le mie ultime scarpe leggere da trekking in Cordura, ho deciso tre anni fa circa di passare allo scarpone classico in pelle, quelli da montagna per intenderci.
Certo qui in Sardegna non abbiamo le condizioni estreme delle Alpi ma, avevo comunque bisogno di una scarpa che mi garantisse aderenza, un adeguato sostegno alla caviglia e una certa protezione dagli impatti con le rocce.
Sono andato così da Mario Naitana ad Alghero che è specializzato in articoli di questo tipo ed è egli stesso un escursionista. Quindi con molta calma, in un paio d’ore, ho provato diverse paia di scarponi da trekking, fino a che ne sono rimasti solo due da confrontare:
Il primo un paio di monumentali scarponi da montagna della Dolomite i classici verdi, robusti e rigidi come fossero di legno ma molto fascianti e confortevoli; e poi questi che uso ancora adesso della Crispi i Nevada HGT Legend le differenze nell’aspetto e nella calzata sono in realtà poche e non è stato facile scegliere.
Per me erano entrambi perfetti, alla fine dopo diverse prove ho preso i Crispi ma sono certo che non mi sarei pentito se avessi preso i Dolomite.
Hanno la tomaia in pelle idrorepellente, interno in Gore-Tex™ e suola Vibram® entrambi, più adeguati inserti ammortizzanti all’interno.
La prima uscita, come sempre con scarpe nuove, è stata molto leggera, ma sono stato sorpreso piacevolmente dal fatto che non ho sofferto molto, poi giorno per giorno sono sempre migliorati e dopo tre o quattro uscite erano perfetti.
Li ho da quattro anni, ci ho fatto di tutto e sono ancora bellissimi: dalle escursioni su roccia come a Scala ‘Mpedrada (nella foto) a km di trekking lungo i sentieri del Supramonte. Durante l’alluvione che ha colpito Olbia nel 2013 e poi nel 2015 li ho tenuti per giorni interi lavorando nel fango e nell’acqua e ho mantenuto i piedi sempre all’asciutto. Li uso anche d’estate nonostante il peso non certo esiguo.
Insomma passare dal leggero scarponcino che spesso troviamo nei grandi store di articoli sportivi a uno scarpone grosso, pesante e indistruttibile e che costa il doppio per me è stato un deciso miglioramento, che consiglio a chi di chilometri sui sentieri ne vuole fare tanti.
Adesso la suola si sta consumando ma non c’è problema basta risuolarli (cosa che non sempre è fattibile ne conveniente, con prodotti di fascia bassa).
Insomma consigliatissimi.