Quando avevo otto anni trascorsi un intero anno presso i miei nonni a Oschiri, piccolo paesino del Logudoro ed ho sempre visto un pezzetto del vecchio ponte “su ponte ezzu” affiorare dalle acque del lago quando il livello era abbastanza basso.
Ma non avevo mai visto questo:
è sicuramente un ponte, piuttosto antico e sembrerebbe di foggia romana.
É molto simile infatti, ad altri che abbiamo trovato e fotografato in giro per la Sardegna, a Illorai, Oliena, Padria, Oschiri, Ozieri, Santa Giusta, Alghero, Tramatza, Milis, ecc. la lista sarebbe lunga e non me li ricordo tutti.
La strada che arriva al ponte prosegue in effetti dall’altro ponte e va in direzione delle rovine di Castro l’antico presidio romano, più avanti si dovrebbero poi trovare i resti dell’antico porto fluviale.
Ho chiesto quindi ad un mio zio di Oschiri, un uomo che ha più di settan’anni se avesse notizie su questo ponte ma, non ricorda di averlo mai visto.
Il Coghinas come tutti sanno è un bacino artificiale, e fu realizzato nel 1927 con sbarramento dell’omonimo fiume alla confluenza dei due “rio Mannu” quello di Berchidda e quello di Ozieri presso la stretta del Muzzone, formata dalle gole del Limbara.
Credo che non siano più in molti ancora vivi a sapere di questo ponte. Inoltre il livello del lago non è mai stato così basso se non per un brevissimo periodo durante gli anni ’50 in cui fu svuotato per dei lavori di manutenzione alla diga o alla centrale elettrica a valle.
Per questo (ma anche perchè abbiamo condotto una piccola ricerca) abbiamo motivo di ritenere che le nostre siano attualmente le uniche fotografie pubblicate di questo ponte.
Questo sotto invece è il Ponte Ezzu, che si trovava sul corso Rio Mannu di Berchidda (adesso lago Coghinas) a ridosso del Ponte Diana. Tutte le foto sono di Sara Muggittu.
Aggiornamento in seguito alle notizie riferiteci da Giorgio Maria Pala il 27 maggio 2016 in un mio articolo su Facebook.:
Nel 2015 insieme a Marco Bellu siamo andati, spinti dalla curiosità di un post su facebook, a fotografare il Ponte Ezzu che vista la siccità emergeva per buona parte sotto quello che oggi chiamiamo il Ponte Diana.
Ebbene qualche km prima un altro ponticello appare alla nostra vista! Possibile? Ci documentammo chiedendo anche a persone di Oschiri e nessuno ci seppe dire nulla, nemmeno su internet siamo riusciti a risalire a questo ponte. Che si fosse materializzato per magia? Marco scrisse un articolo sul nostro blog, la fattura del piccolo ponticello sembrava proprio romana e la prolungata siccità di quell’anno l’aveva riportato alla luce.
Ci fu anche una interessante risposta dell’Ing. Farina di Nuoro con il quale potemmo fare anche due chiacchere al telefono e ci confermò che quello era l’anello mancante di un suo studio sulla viabilità romana apparso in un articolo su Sardegna Mediterranea.
Ieri finalmente leggendo un post dell’amico Giorgio Pala vedo una foto un po più datata del ponte che posto qui perchè possiate vederlo e finalmente esso ha un nome!
Si trova proprio sulla strada romana Hafa – Gemellae, in un punto in cui il Coghinas viene spesso allagato e quindi non è facile fare studi o stratigrafie, ma a quanto pare la strada romana appare più volte nel territorio di Oschiri.
Per quanto riguarda invece il Ponte Ezzu, quello era realmente il Ponte Diana. E risaliva al 1600 circa, il ponte attuale venne realizzato nel 1925 dall’Ing. Faconti e prese lo stesso nome.
Ho visto la foto del ponte riemerso dalle acque del Coghinas, mi sembra di capire che l’ubicazione sia a valle rispetto al ponte “Diana”.In questo caso dovrebbe trattarsi della testimonianza di una strada che ho descritto in un articolo pubblicato su Sardegna mediterranea di aprle 2014 e quindi di un percorso descritto sull’itinerario Antonino come collegamento tra Portus Tibulas e Longones che ritengo coincidente con le rovine di Castrum di Oschiri. Il percorso descritto era una sorta di circuito che partiva da Portus Tibulas, toccava Turublum ed Elefantaria per arrivare a Longones con prosecuzione Per Ulbia e rientro a Portus Tibulas per ” compendium”. Nell’articolo ho spiegato i ragionamenti seguiti per ricostruire il percorso sulla base dell’analisi delle cartografie Igm più vecchie e delle distanze fornite dall’Itinerario Antonino. Cordiali saluti.
Antonio Farina