Alla scoperta degli antichi resti dell’antico villaggio medievale.
Su una propaggine dell’altipiano di Campeda, presso il Monte Cacau a pochi km da Bonorva, si trovano i resti dell’antico villaggio medievale di San Simeone. Edificato nel 1353 in seguito ad un feroce attacco degli aragonesi che distrussero Bonorva costringendo i superstiti a rifugiarsi in questo luogo abitato sin dall’antichità.
Nei pressi degli attuali ruderi del villaggio e della sua chiesa, si trovano infatti tracce di epoca nuragica e di fortezza punica.
Siamo rimasti estremamente affascinati da questo luogo, di cui purtroppo rimane purtroppo solo il rudere della Chiesa e alcuni muri delle antiche case. Ovunque cumuli di pietre a testimoniare il passato di questo piccolo villaggio. Esso venne poi abbandonato per l’insalubrità del luogo, che nei periodi di pioggia, a causa della tipologia di terreno si allaga facilmente. Complice una giornata favorevole che ci ha permesso non solo di raggiungerlo ma anche di fare qualche scatto, dopo vari tentativi, riusciamo finalmente a fotografarne la Chiesa.
I muri sono stati restaurati impedendone il totale declino. All’interno, tracce di frequentazione di fedeli, un piccolo lume acceso a testimonianza della devozione ancora viva fra gli abitanti di Bonorva.
Su questo villaggio aleggia una leggenda. Noi l’abbiamo scovata sul web e la riportiamo integralmente. (http://web.tiscali.it/rebeccu/pag08.html)
LA LEGGENDA
Leggenda tratta da questo sito: http://web.tiscali.it/rebeccu/pag08.html
Anticamente, secondo quanto si è sempre sentito raccontare per costante tradizione, Bonorva era fabbricata in “Su Monte” (M. Cacau) e aveva per parrocchia la chiesa di San Simeone. Si dice che quella postazione di vedetta fu scelta dalle popolazioni delle valli che circondano l’odierna cittadina per un maggiore bisogno di sicurezza, poichè da quel punto, dove termina l’altopiano di Campeda, si può controllare il vasto territorio sottostante. Infatti quelle popolazioni cercavano un rifugio per potersi difendere dalle incursioni dei Mori i quali, secondo la tradizione locale, dopo aver saccheggiato il litorale di Bosa, si spingevano anche nell’entroterra dalle parti di Bonorva. Inoltre gli abitanti di Bonorva-S.Simeone erano immuni dalle frequenti epidemie di malaria che colpivano le zone insalubri della valle. Si narra inoltre che la scelta di quella sede fu per alcuni versi poco felice, poichè il freddo e i venti erano troppo letali nel corso dell’inverno: i raffreddori, i reumatismi e le febbri reumatiche (Dolores ‘e costazzu) decimavano la popolazione del villaggio ed erano, tutto sommato, dei flagelli terribili quanto i Mori e la malaria. Tuttavia gli abitanti di Bonorva-S.Simeone rimanevano rassegnati nel loro nido “d’aquila”. Un giorno però, per punire i loro peccati, Dio inviò le “mosche maghedde”. Queste mosche punsero e uccisero chiunque incontrassero, lasciando soltanto rovina e desolazione, sino a quando non venne un “uomo giusto” a rinchiuderle in un’anfora che sigillò e sotterrò nella chiesa di San Simeone. Quel sant’uomo avvertì i Bonorvesi che, se non si fossero decisi a vivere come Dio comanda, le mosche apocalittiche sarebbero uscite in qualsiasi momento per castigarli; altrimenti resterebbero sepolte sino alla fine del mondo. Spaventati dalla possibilità di avere nuovamente a che fare con l’insetto catastrofico, i sopravvissuti optarono per l’abbandono della loro infausta sede senza tuttavia doversi ritirare anche dalle proprie terre.
Pertanto, dopo aver lasciato il sito troppo rigido di San Simeone, quella disgraziata popolazione scese dall’alto-piano e si stabilì sulle sue pendici nel luogo propizio di Muristene, dove venne rifondata la villa di Bonorva che ebbe come nuova parrocchia la chiesa di Santa Vittoria.
Si racconta ugualmente che prima di andarsene via dalla vecchia sede i Bonorvesi vollero offrire, come pegno di devozione parte delle loro ricchezze a San Simeone. Il tesoro, rinchiuso in un’anfora identica a quella che custodiva le “mosche maghedde”, le fu sepolto accanto e vi si trova tuttora (2) . Chi oserebbe, pur di entrane in possesso, correre il rischio, sbagliando anfora, di liberare le mosche annientatrici ?.
Come raggiungere il villaggio:
Dall’abitato di Bonorva proseguire sulla strada provinciale 125 sino ad arrivare all’altipiano. Da qui seguire a piedi una vecchia carrereccia.
Coordinate: 40°24′14.5″N 08°45′37.2″E